C’è un po’ di Mac in quella che si annuncia come una immagine storica, destinata a restare nell’immaginario di chi è appassionato di scienza e di astronomia.

Un computer della Mela appare, infatti, nella foto diventata popolarissima (oggi diremmo “virale”) della giovane scienziata che ha contribuito a creare la prima immagine di un buco nero.

La foto in questione, realizzata nel quadro degli studi basati su Event Horizon Telescope (EHT), non è tanto quella del buco nero vero e proprio, che avete visto su tutti i siti del mondo, ma quella in cui si vede c’è Katie Bouman, dottoranda in computer science presso il Massachusetts Institute of Technology, tradire emozione e gioia di fronte alla foto stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci attendevamo una massa informe”. Probabilmente, ipotizzano alcuni siti, il MacBook ha funzionato come terminale remoto grazie al quale è stato possibile avere per la prima volta uno sguardo diretto su quello che è forse il più maestoso, terrificante e misterioso fenomeno delle scienze astronomico.

The Guardian riferisce che per ottenere questa foto è stato necessario catturare e memorizzare petabyte di dati grezzi riversati su una mezza tonnellata di drive. Il software usato in questione viene eseguito su speciali supercomputer che si trovano al Max Planck Institute per la Radio Astronomia (Monaco di Baviera) e all’osservatorio Haystack del MIT (nel Massachusetts). Per questo non è stato certamente il Mac a creare la foto del buco, ma probabilmente ha fornito la prima immagine visibile del buco nero.

I buchi neri sono oggetti cosmici estremamente compressi, che contengono enormi quantità di massa all’interno di una zona piccolissima. La loro presenza ha un impatto fortissimo sulle aree circostanti, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale che vi cada dentro. L’immagine acquisita mostra il buco nero al centro di Messier 87, un’enorme galassia nella costellazione della Vergine. Questo buco nero si trova a 55 milioni di anni luce dalla Terra e ha una massa 6,5 miliardi di volte superiore a quella del Sole.

L’immagine rappresenta un importante risultato scientifico che segna un cambiamento di paradigma nella nostra comprensione dei buchi neri, conferma le previsioni della teoria della relatività generale di Albert Einstein e apre nuove linee di investigazione del nostro universo.